Scenografie digitali
Il palcoscenico tradizionale è lo spazio e il tempo abitato dagli attori, dalle scenografie, dalla musica e dalle luci.
Il palcoscenico digitale estende il carattere delle scenografie rendendole attive e responsive alla drammaturgia.
Le Scenografie digitali sono il flusso dell’immaginazione che prende vita su schermi e surpefici attraverso la forma e i contenuti della luce video proiettata.
Conoscere, comprendere e realizzare scenografie digitali significa relazionarsi con idee e concetti nuovi.
Concetti come Ecologia Dei Media, Ambienti Sensibili, Architettura Temporanea e Linguaggi di Programmazione per il computer sono le materie di studio del corso di Scenografie digitali.
I giovani si avvicinano all’informatica, al cinema, alla fotografia e al teatro sia perché ne colgono la possibilità espressiva, un veicolo per affermare la propria identità , sia perché avvertono l’aspetto ludico nell’atto creativo con le nuove tecnologie.
Ogni novità è il frutto di qualche seme mutageno. Era il 1995, ed avevo ventiquattro anni quando, a Torino, ebbi la fortuna di assistere ad uno spettacolo di Laurie Anderson. Da quel momento è cresciuta in me la passione per la ricerca nel mondo delle Scenografie digitali. Ho visto i danzatori virtuali di Merce Cunningham, il teatro onirico di Robert Wilson e le performance estreme della Fura dels Baus.
Il teatro al tempo delle nuove tecnologie stava cambiando. Un’evoluzione ancora in corso, ma capace di esprimere la criticità del contemporaneo, le visioni dei singoli e le opportunità del gruppo.
Ho iniziato a disegnare performance digitali nel 1997, indagando il rapporto tra i media di comunicazione e i nostri sensi.
La passione per le scenografie digitali è diventata fonte di nuove conoscenze e opportunità di incontro con nuove persone con cui creare e condividere sogni. Una ricerca che ho avuto modo di approfondire con i docenti della Scuola di Arti e Media di Colonia e artisti digitali italiani.
Dal 1997 ad oggi ho collaborato a diversi spettacoli dove danza, musica, corpo e scena digitale interagiscono per raccontare storie amplificate dai media, dove gli effetti speciali si comportano come ricami su tele dorate, le immagini video come sculture in movimento, la luce del video proiettore come attore dal corpo virtuale, con una propria gestualità e carattere, capace di cambiare, anche se soltanto per il tempo della rappresentazione, lo spazio e il tempo della partecipazione sensoriale ad un evento artistico.