Computer Graphics Mediateca
Questo è il nostro spazio condiviso per i lavori che vengono prodotti durante il corso.
Questo è il nostro spazio condiviso per i lavori che vengono prodotti durante il corso.
Questa tecnologia sembra finalmente poter liberare il corpo dall’interazione con la macchina. Sono anni ormai che si discute su interfacce e soluzioni di interaction design, ma come ci si poteva aspettare il risultato è arrivato dal mondo della matematica e precisamente dal NYU Courant Institute of Mathematical Sciences. Perceptive Pixel è una compagnia fondata da Jeff Han come spinoff dell’Istututo per promuovere e lanciare il più sofisticato sistema multitouch al mondo.
La pratica dello spinoff è sicuramente legata alla qualità del prodotto che si mette sul mercato e per questo accademie ed università italiane dovrebbero investire in corsi di sperimentali ed alto contenuto tecnolgico per far si che le nuove generazioni possano partecipare attivamente a questo processo in corso di ridefinizione della realtà .
Si prende il treno dopo aver mangiato al Creative Camp e si viaggia verso la toscana. A San Giovanni Valdarno ci aspettano per una presentazione dell’eMAP e l’inaugurazione del PMLValdarno.
La domenica a passeggio nel mercatino di Arezzo.
Insieme al teatro A.Testoni di Casalecchio di Reno diretto da Cira Santoro sto sperimentando la possibilità di adeguare piattaforme open source come WordPress alle esigenze di promozione e contatto sociale di un teatro.
Il teatro si trova in una bella piazzetta spesso abitata da nonni e nipoti, si respira un’atmosfera frizzante a Casalecchio di Reno, e spero che le possibbilità offerte dall’open source siano non soltanto di semplice risparmio ma di effettivo cambiamento di pensiero orientato alla condivisione ed allo scambio di idee.
C’è un progetto insieme a Carlo Infante e Cira Santoro, Agire nella visione, che ci ha visto al CreativeCamp di Casalecchio di Reno, illustrare le potenzialità della rete rispetto al territorio ed al social networking che può generarsi intorno ad una stagione teatrale. Adesso aspettiamo che inizi al più presto!
Sono ormai tre anni che insieme al performingmediaLab di Carlo Infante seguo la Notte della Taranta con un progetto di “Emotion Scanning” nato insieme a Raffaella Rivi. Un idea semplice ma che in tre anni ha prodotto un enorme quantità di materiale audiovisivo, sonoro e fotografico. Uno spaccata del Salento oggi attraverso la lente digitale. Siamo entrati nelle case della gente, abbiamo seguito i concerti estivi della Notte della Taranta, abbiamo abbandonato i pregiudizi per comprendere cosa succede in quei quindici giorni in altrettanti paesini di questo sud italia. Tante le scoperte. Ma su tutte una mi ha lasciato l’amaro in bocca. Quando parli con la gente comune di questo territorio, i contadini, gli artigiani, i ragazzi delle scuole e le mamme e casalinghe, improvvisente scopri che nei dialoghi, nei discorsi, nei pensieri, qualcosa manca. Non si parla mai di sogni. Le vicende dell’adesso, i ricordi del passato soffocano le sperenza del futuro. Le emozioni sono state tante, soprattutto quest’anno che con il gruppo del TarantaVideoBlog abbiamo esplorato nuove forme di interazione sociale.
Tramonta dietro ad un menhir l’estate salentina.
Un’estate unica che mi ha visto organizzare, in una sorta di sogno sospeso, il primo festival di nuovi media nel salento. STREAMFEST. Un flusso si emozioni che si sono accavallate e scavallate in un giugno e luglio roventi, costellati di incendi e di promesse. Finalmente quel 26 luglio quando le porte si sono aperte non ci credevo che aveva preso forma un sogno. Dietro al menihir il sole si abbassa e le onde di suoni e pensieri da un futuro già passato si sciolgono come neve al sole.
Chi ci è stato ha subito lasciato una traccia.
STREAMFEST
SALENTO NEW MEDIA FESTIVAL
26-28 luglio 2007
inizio ore 20
Quartiere Fieristico, Galatina (Le)
Lo StreamFest è il primo festival internazionale dei nuovi media a sud-est: un e-vento che intende presentare le applicazioni creative delle tecnologie più avanzate nel Salento, territorio elettivo dell’estate culturale europea.
Per tre giorni dal 26 al 28 luglio 2007 il Quartiere Fieristico di Galatina ospiterà in-stallazioni interattive, sperimentazioni audiovisive con alcuni dei protagonisti di una ricerca che tende a coniugare immagini e musica, reinventando nei set di vj le mo-dalità di fruizione che vanno oltre il format dei concerti e del video.
Tra i protagonisti internazionali dello StreamFest si rilevano l’ormai storica HASCII CAM di Jaromil, l’esperienza di free radio war di Cecile Landman con StreamTi-me, l’installazione ambientale di Scenocosme, e il duo italo-austriaco di origini sa-lentine Casaluce-Geiger, la musica del nord europa con Lacklaster dalla Finlan-dia e Felix Randomiz insieme a Carsten Schulz dalla Germania. La scena vjing italiana è rappresentata tra gli altri dai progetti Flxer, Kinotek e Claudio Sinatti. Lo StreamFest propone tra le varie installazioni il progetto del Master in Digital En-vironment della NABA di Milano. Gli ospiti della scena locale salentina sono Pierpalo Leo, Urkuma, Giorgio Viva, la net labal MuertePop e la community Agroelettronica.
StreamFest è un progetto dell’Associazione Culturale “sud-eStream†(con la dire-zione artistica di Antonio Rollo, la consulenza di Carlo Infante con il Performing Media Lab, Luca Barbeni del Share Festival e di Giulia Mainenti) in collaborazio-ne con l’Ente Fiera Salento S.p.a, e il supporto della Regione Puglia, Provincia di Lecce e Comune di Galatina, il patrocinio dell’Accademia di Belle Arti di Lecce e dell’ITAS ‘G. Deledda’ di Lecce.
La prima edizione dello StreamFest guarda al futuro del Salento con la consapevo-lezza che l’avanzamento tecnologico si possa coniugare con l’amore della natura, armonizzando le notti elettroniche del Festival con le giornate di mare del mood sa-lentino. Il clima di festa che contraddistingue le tradizionali notti salentine può es-sere così rilanciato in chiave contemporanrea, attraverso la partecipazione multi-sensoriale, un coinvolgimento emozionale che è alla base della ricerca artistica della multimedialità protagonista del festival.
I vj-set e dj-set dello StreamFest saranno abitati da nuovi autori dell’interazione tra suono e immagine, sciamani che manipolano le visioni elettroniche in un coinvolgi-mento empatico con gli spettatori che cercano nuove proposte.
Sabato 28 luglio alle ore 17 presso la residenza di Torcito Parco del Salento avrà luogo un incontro su “Stream. I nuovi format del flusso audiovisivo” con Giacinto Leone dell’Accademia di Belle Arti di Lecce, Paolo Atzori della NABA di Milano, Marco Fratoddi di Legambiente – Nuova Ecologia, Fabrizio Pecori di MyMedia, Robin Good di robingood.tv, Alessandro Ludovico di Neural.it, Ilary Valbonesi di ecopolis.org, Gabriele Conte di ClioCom, Alessandra Pomarico di Sound Res, Luca Barbeni di Share Festival, Florian Schneider di Kein.tv, Jaromil dell’Istituto Nazionale Olandese di Arti Multimediali, Cecile Landman di streamtime.org, Gigi De Luca dell’Ufficio Cultura della Provincia di Lecce, Sivia Godelli Assessore della Regione Puglia e i protagonisti dello StreamFest. Coordinano Carlo Infante e Antonio Rollo, consulente progettuale e direttore artistico dello StreamFest.
Sponsor principali
ClioCom e Movimedia, Lecce.
Partner culturali
Performing Media Lab, Share Festival, Mediateca Provinciale, Torcito Parco del Sa-lento.
Per Informazioni
www.streamfest.it
info@streamfest.it
339 61 79210 (Andrea Valentino)
329 06 13422 (Stefano Mastrandrea)
mercoledì 27 giugno – ore 19.30
Quartiere Fieristico – Galatina (Le)
Ingresso gratuito
www.fierasalento.com
Il valore economico del Sapere
Il convegno promosso dalla Fiera di Galatina e del Salento in collaborazione con Salento Negroamaro e Sound Res ospiterà tra gli altri Philip Glass, David Cossin, Giacinto Leone e Nicola De Liso.
Mercoledì 27 giugno alle 19.30 presso i padiglioni del Quartiere Fieristico di Galatina (Le) la Fiera di Galatina e del Salento in collaborazione con Salento Negroamaro, rassegna delle culture migranti della Provincia di Lecce, e Sound Res, festival di musica contemporanea, organizza il convegno “Il Valore economico del sapereâ€.
Parteciperanno Giacinto Leone, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Lecce, Virginia Valzano, responsabile SIBA dell’Università del Salento, Nicola De Liso, preside della Facoltà di Economia dell’Università del Salento, Philip Glass, compositore statunitense, David Cossin, direttore artistico di Sound Res, Antonio Rollo, direttore artistico del festival StreamFest. Modera Gigi De Luca, responsabile Ufficio Cultura della Provincia di Lecce.
Ogni singola città vive in relazione culturale ed economica con il mondo esterno, esse sono i nodi di un network di altre città e territori. Fino agli anni ’50, il network di una città aveva una dimensione regionale e al massimo nazionale, oggi può essere esteso ad una dimensione molto più ampia, creando connessioni e accessi a culture e mercati lontanissimi. Grazie alle nuove tecnologie di comunicazione possono essere abbattute le distanze, il network locale può facilmente inserirsi nel tessuto globale, mantenendo la sua identità ed aprendosi al futuro.
In questo contesto il convegno “Il valore economico del Sapere†interroga attori locali e globali su tre linee di pensiero per la costruzione di una nuova conoscenza cresciuta con le nuove tecnologie e tesa a comprendere come è perché: le innovazioni hanno valore socio-economico, la differenza è creativa, le idee sono per tutti.
È stato calcolato che la conoscenza in uno specifico settore raddoppia ogni quattro anni. Questo fatto dovrebbe farci riflettere sul significato che questo processo ha nella società di domani: produzione di nuova conoscenza in diversi campi, la sua trasmissione e diffusione, la sua introduzione nelle applicazioni economiche, artistiche e scientifiche. Essere produttori di conoscenza è un compito a cui il nostro tempo ci chiama. Dal momento che la conoscenza cresce a ritmi vertiginosi, le strategie utilizzate finora, legate a metodologie prescrittive e lineari, vengono soppiantate da modelli non lineari che riconoscono la necessità di un continuo rapporto osmotico fra apprendimento e vita per disegnare un nuovo valore economico delle idee. Interrogarsi sul valore economico del sapere in un territorio di confine come il Salento è un momento per lanciare uno sguardo sul globale a partire da una prospettiva locale.
– Antonio Rollo
Appena tornato da Ascoli Piceno dove sono stato ospite di una tre giorni di lavoro intorno al tema del Glocal, ovvero comunità locali nell’era del globale. E’ stato un appuntamento denso di momenti di riflessione in cui è emersa la necessità della comunità picena di relazionarsi in modo attivo con le possibilità offerte dal social networking. Mi spiego. Oggi internet offre attraverso il così detto “Web 2.0″ una opportunità d’uso in cui le diverse piattaforme di social media sharing come flicker, youtube e gli istant blog come splinder o blogger, oppure per i più esperti wordpress, possono creare un flusso di informazione interconessa che porta la voce del locale in una dimensione globale. Chiamo queste piattaforme di “social media sharing” perchè le informazioni che vengono immesse nella rete globale sono immagini, testi, suoni e video. Quello che è accaduto in questi tre giorni è stato un continuo “postare” di quanto accadeva momento per momento. Una memoria circoscritta all’evento che può essere linkata, ritrasmessa e rivista in tempo differito proprio come possiamo fare adesso.
Il sito intorno a cui è ruotata l’operazione è comunanze.net nato dall’idea di “comunanza” una forma di organizzazione sociale espressa nei secoli passati dalle popolazioni marchigiane.
Comunanza quindi modo di condividere idee, incontrare persone, sviluppare progetti.
Facendo un viaggio a ritroso, a partire da questa mattina in cui ho presentato il Prometeo insieme a Carlo Infante, i tre giorni hanno offerto un convegno in cui tra i temi di maggiore rilevanza è emerso quello della sostenibilità del territorio.
Progetti come quello di Alisei sulla possibilità di autocostruirsi una casa e quello della Onne sulle energie rinnovabili hanno colpito la mia attenzione. Per vedere cosa è successo nei dettagli basta andare qui.
Ma non si è parlato soltanto. La Koinè, un gruppo di teatro-agricoltura come amano definirsi ci ha portato a conoscere prodotti e produttori delle marche. Un buon esempio di marketing territoriale intelligente e partecipato.
Ecco il vostro prof. durante una delle performace della Koinè.
Si è conclusa oggi 13 maggio 2007 l’esperienza di Europedia a Lecce.
Per cinque giorni il Sedile di Piazza Sant’Oronzo è stato un luogo di scoperta ed emozioni. Scolaresche, turisti di passaggio, leccesi curiosi e personaggi della politica e della cultura locale insieme ai tanti amici e gli studenti dei corsi che tengo in Accademia hanno animato il cuore di Lecce all’ombra della colonna di Sant’Oronzo. Lo spirito dell’Europa è qualcosa che a cinquant’anni dai trattati di Roma sembra ancora sfuggire alla maggior parte delle persone, forse perchè distratte dal correre dei tempi moderni o forse disinformate sui sentimenti che la animano alle radici. Certo che in un epoca in cui l’economia nelle mani di pochi regola la vita di ognuno di noi lasciandoci inconsapevoli delle manovre che accadono lontano il sogno dell’Europa si manifesta come una speranza. Il popolo europeo come dice Gunter Grass è probabilmente quello dei gitani, i nomadi. Noi siamo figli di un continente frammentato in confini politici e linguistici che però le nuove generazioni stanno superando spinti dalla connessione alla rete. Internet è l’Europa e il mondo. Internet è le persone che trovano contatto nelle passioni e desideri. L’Europa dovrebbe imparare dalla cultura digitale a coltivare lo spirito della partecipazione, della condivisione e della scoperta. I gitani sono senza dimora fisica, i nuovi giovani sono senza dimora spirituale. Chi è oggi al potere cosa sta lasciando ai propri figli? Plastica che risiste più di ogni libro di carta, un aria sporca, un sistema di valori governato dall’economia e dal desiderio irrefrenabile di nuovi desideri, desideri che si consumano, si logorano in fretta. L’Europa ha visto scienze e coscienze costruire palazzi di sogni e speranze appena passata la paura dell’ultima guerra mondiale. Dall’altra parte del globo, scienze e coscienze senza dimora, fuggiti per necessità o per fortuna hanno cementato in laboratori sempre più sofisticati l’esperienza della manipolazione dell’infinito, grande o piccolo che sia. Noi italiani, anzi europei o ancora meglio cittadini del mondo siamo chiamati a riflettere e conoscere le coordinate del nuovo mondo.
Ecco un esempio di concept book che ho realizzato per ecopolis.org
una e-zine di culture digitali su cui sto lavorando da alcuni mesi
con luca barbeni ed ilaria valbonesi, e che vi consiglio di leggere quotidianamente.
Utilizzaremo per il progetto d’esame lo stesso template,
e quindi potremo pubblicare on-line il lavoro che andremo
a sviluppare nelle prossime lezioni.
http://www.ecopolis.org/spring07/
Ci vediamo dal 9 al 13 maggio al sedile per il progetto Europedia
La scelta migliore? quella che stai compiendo.
PROMETHEUS IS THE TRUE HERO OF CULTURE!
Intorno al mito di Prometeo ho realizzato nel 2005 insieme al prof. Carlo Infante un format di comunicazione emozionale.
PROMETEO.
fuoco . ribellione . tecnologie . conoscenza . simulazione . empatia
http://prometeo.global-local.net
Il graphic designer si rapporta con la comunicazione come un fiore si rapporta con un insetto.
Attraverso l’architettura delle informazioni (forme, colori, movimento) traduce in elementi visivi un messaggio che dovrà trasmettersi da un supporto (carta, schermo) alla mente di chi lo guarda. Conoscere i meccanismi della mente è un processo ancora in corso. Scienziati in ogni parte del mondo cercano di svelare i misteri del cervello e della nostra percezione del mondo. Scrive Giuseppe Kanizsa, uno degli psicologi italiani che ha seguito le ricerche sulla Gestalt:
Una scienza della percezione può avere inizio soltanto nel momento in cui ci si chiede perchè e come l’ambiente nel quale viviamo si articola per noi in oggetti distinti uno dall’altro, e perchè esso si articola proprio in quegli oggetti, i quali possiedono proprio quelle date caratteristiche di forma, di colore, di grandezza, di odore, di durezza, che sono posti ad una certa distanza da noi, che si muovono a varie velocità o stanno completamente immobili. [...] L’uomo della strada è probabilmente convinto che gli scienziati abbiano già risolto questi problemi – ma quanto al fatto che nelle singole occasioni vengano registrati quegli oggetti, proprio con quelle caratteristiche, egli non riesce proprio a capire perchè mai si dovrebbe vedere qualcosa d’altro. Questo attegiamento può essere definito come “realismo ingenuo”.
Mentre scrivevo questo articolo sui processi cognitivi è passato a trovarmi mio padre. Il suo realismo ingenuo è un attegiamento naturale, è una persona che si guarda intorno e cerca di scoprire il mondo senza chiedersi il perchè e il come delle cose. Ridiamo un sacco quando stiamo insieme, basta uno sguardo, una situazione che anch’io lascio le redini della ricerca e mi abbandono ad un sano realismo ingenuo.
Gli ho fatto vedere quest’immagine:
Forse farà lo stesso effetto anche a voi appena scoprite che le linee orizzontali sono parallele. Quando gliel’ho fatta vedere e poi svelato che le linee sono effettivamente parallele, basta scorrere con un foglio di carta l’immagine, mio padre ha risposto: “Ho il cervello che funziona bene!” e subito dopo cercava di allontanare dallo schermo la freccetta del mouse credendo fosse una zanzara. Ci stavamo soffocando dal ridere!
Certo, il cervello funziona bene, proprio perchè la nostra percezione contempla l’illusione ottica. Non è certo il compito del designer studiare la fisiologia della visione, ma serve a codificare i messaggi che ci arrivano dall’esterno in modo critico e a utilizzare tecniche e principi della percezione per sviluppare un design che riesca a trasmettere a pieno quello che abbiamo in mente.
Riprediamo Kanizsa e la figura da lui inventata che prende il suo nome.
Superfice anomala. G. Kanizsa, 1955
Se proviamo a descrivere questa figura probabilmente saremmo tentati dal vedere questa figura come
costituita da un triangolo bianco non trasparente che copre parzialmente tre dischi neri ed un altro triangolo delimitato da un margine nero.
In realtà il triangolo bianco non esiste, è soltanto un fenomeno ottico, si materializza nella nostra mente anche se la figura è effettivamente composta da tre cerchi neri e tre angoli disposti in un particolare ordine. Quello che ci porta a capire come funzionano i processi cognitivi e perchè ci comportiamo in un determinato modo deriva dal fatto che il triangolo bianco non soltanto lo immaginiamo, ma lo vediamo con i nostri occhi. Da questo punto in poi entreremmo nel vasto campo della psicologia di cui ne vedremo alcuni dei risultati e come questi hanno influenzato il design e determinato attraverso il mondo dei media la società delle immagini in cui viviamo.
Quando mi iscrissi alla Facoltà di Scienze dell’Informazione all’Università di Torino due materie su tutte attrassero la mia curiosità . Cibernetica ed Elaborazione delle Immagini. Cibernetica era un corso semestrale tenuto dalla prof.essa Helga Schiff-Sertorio che ci accompagnò alla scoperta delle funzioni biologiche del cervello umano. Ricordo che molto di quando conosciamo sul nostro cervello è frutto di ricerche sul cervello delle api. Come mai? Lei rispose con molta calma, nel suo italiano con accento tedesco, “perchè è più semplice”. Passammo poi allo studio della Bioelettronica ovvero alla modellizzazione matematica di fenomeni come la memoria e la percezione. Attraverso questi modelli è possibile simulare alcuni comportamenti del nostro cervello e quindi studiare nel dettaglio il come e il perchè del funzionamento dei nostri sensi. Furono mesi intensi in cui concetti come quelli di reti neuronali, automi e percezione si modulavano in codice che poteva essere scritto al computer. Oggi a distanza di una decina d’anni vedo intorno a me i frutti di quegli studi che andavano diffondendosi intorno al globo.
E la comunicazione non è stata immune. I cambiementi avvengono! Nel frattempo il prof. Nello Balossino in un piccolo laboratorio di pochi metri quadrati portava avanti i suoi lavori sulla digitalizzazione e l’analisi computerizzata della Sacra Sindone che è custodita nel Duomo della città . Cibernetica ed Elaborazione delle Immagini mi aprirono un nuovo mondo in cui continuare a cercare di capire se l’espressione artistica, ovvero la comunicazione di un messaggio innanzitutto interiore, potesse trovare espressione nel nuovo strumento che ormai stavo finendo di conoscere fin nei minimi dettagli del funzionamento.
In quella prima metà degli anni novanta la società dell’immagine iniziava a correre sempre più in fretta sull’onda della rivoluzione informatica che ormai stava completando il suo deflusso aprendo la strada al mondo della rete. Il computer era diventato ormai uno strumento maturo e offriva a costi relativamente bassi l’accesso ad un ventaglio di applicazioni, ovvero i programmi, che permettevano di scrivere, disegnare e modellare mondi tridimensionali. Mentre seguivo le lezioni di informatica mi dilettavo a scoprire alcune applicazioni che potevano girare sul mio computer. Un personal computer assemblato da me. Lo avevo visto nelle sue componeti pricipali, la famosa architettura di Von Neuman, e vedevo, anzi percepivo, scorrere gli elettroni all’interno di quella città fatta da transistors, resistenze e accumulatori. La metafora con l’idea di un mondo ideale era ovvia. Avevo esperito il malfunzionamento di una piccola resistenza che aveva bloccato l’intero computer, così come quella del bruciarsi del processore. Sapevo che erano due componenti assolutamente con compiti diversi, ma che in realtà concorrevano insieme al funzionamento dell’intero sistema computer elettronico.
Imparai a modellare con un primitivo 3D Studio nella sua prima versione e vi propongo questi rendering. Sono immagini sintetiche, immagini che erano inizialmente nella mia mente e che attraverso il computer prendevano vita. Quell’illusione di costruire nuovi oggetti è divenata la mia professione di designer, artista e teorico dei nuovi media.
La percezione che stavo vivendo un momento storico importante era molto forte. Riflettevo sul nuovo strumento di comunicazione in relazione alle leggi che parallelamente studiavo all’Università . La ricerca era incentrata proprio sulle caratteristiche intrinseche della comunicazione visiva. La città di Torino mi appariva come New York, anche se concentrata nella sola via Roma, e mentre Fred Buscaglione rimandava ai locali jazz d’oltreoceano mettevo a confronto le teorie matematiche della comunicazione con quanto il mondo del design e della pubblicità iniziava a produrre a ciclo continuo. Se vi ricordate si parlava di ‘bombardamento di immagini’. La teoria matematica della comunicazione di Cloude Shannon è stato scritto nel 1948 ed oltre a fornire un metodo per misurare la quantità di informazione attraverso la notazione logaritmica ci lascia con delle affermazioni che appaiono ancora valide in termini di rapporto uomo-informazione.
La comunicazione è tale solo ove vi sia un passaggio di informazioni tra emittente e ricevente e una risposta.
A Mathematical Theory of Communication by Claude E. Shannon, 1948
Per Shannon è importante che vi sia un feedback, segnale di ritorno, dal ricevente all’emittente, che serve a verificare che il messaggio sia arrivato a destinazione. Il feedback consente all’emittente di verificare l’intenzionalità del ricevente a recepire il messaggio, ai fini di prevedere il seguito che potrà avere la comunicazione. Per chi volesse approfondire l’argomento matematico qui c’è il link per scaricarsi l’originale di Shannon.
Erano gli anni in cui al bombardamento di immagini televisive si affacciava un nuovo mondo che prendeva forma intorno all’invenzione di Tim Berners Lee del world wide web, un internet più semplice, un internet più accessibile. Si parlava anche di virtuale, ovvero di quello spazio mentale che si crea quando facciamo una telefonata oppure quando indossiamo un visore 3d. Ma non basta, la realtà virtuale diventava uno spazio abitabile e oggi assistiamo infatti a fenomeni come SecondLife. Ma è solo la punta di un icesberg che affonda le sue radici nel mare magnum di villagio globale, per dirla alla MacLuan, che unisce persone in tutto il mondo.
La percezione del virtuale è qualcosa di sottile, che si accende da qualche parte nel cervello, forse sono i neuroni mirror che oggi sembrano spiegare biologicamente la teoria informatica della comunicazione. Ecco come ne parla il suo scopritore il prof. Giacomo Rizzolatti dell’Università di Parma.
E’ possibile una teoria neuronale della conoscenza?
Il problema di come conosciamo è stato per secoli un problema esclusivamente filosofico. Le neuroscienze in genere o non affrontavano il problema o accettavano implicitamente una posizione empirista. Il cervello è una “tabula rasa”. Stimoli arrivano dal mondo esterno, le informazioni relative vengono organizzate, certe regolarità notate ed infine, quasi miracolosamente, il mondo esterno e gli eventi che in esso accadono acquistano un senso. In questi anni le cose sono cambiate. Le neuroscienze hanno sviluppato una serie di tecniche che appaiono essere in grado di affrontare problemi classicamente di pertinenza della filosofia. Questo sarà il tema generale della conferenza. In particolare verrà affrontato un problema cruciale: come facciamo a capire gli altri? Se vedo una ragazza che mangia una mela, come so che cosa sta facendo e, andando più a fondo, come faccio a capire le sue intenzioni, il perchè della sua azione? Eppure il problema può essere affrontato sia negli animali, usando tecniche che arrivano a livello cellulare, che nell’uomo con le nuove tecniche di visualizzazione dell’attività cerebrale. Esperimenti condotti in questi anni hanno portato alla scoperta di un sorprendente tipo di neuroni che può fare da tramite tra il sè e gli altri: i neuroni specchio (“mirror neurons”). Questi neuroni, scoperti nella scimmia, hanno una duplice proprietà . Da una parte si attivano quando la scimmia compie una azione, ad esempio prende un oggetto; dall’altra si attivano in maniera simile quando la scimmia vede un altro individuo, un’altra scimmia o un uomo, fare la stessa azione. Un’azione fatta da un altro fa “risuonare” nell’interno di chi osserva l’azione i neuroni che si attiverebbero se lui stesso facesse quell’azione. Nell’uomo il sistema “mirror” è stato dimostrato in maniera indiretta, mediante varie tecniche. Il sistema appare comprendere molteplici aree cerebrali, incluse le aree del linguaggio, ed intervenire, oltre che nella comprensione delle azioni, anche nella capacità di imitare, una capacità che in senso proprio appartiene solo all’uomo ed ai primati superiori. Le conseguenze di questi dati sono molteplici. Tra queste alcune sono particolarmente importanti. Primo, per comprendere gli altri dobbiamo prima creare delle conoscenze interne, degli “a priori” legati, come voleva già Helmoltz, al sistema motorio, il sistema che “verifica” le nostre conoscenze. Secondo, tra noi e gli altri c’è un legame empatico. Gli altri entrano continuamente in noi con il loro agire. Cio’ sia in caso di azioni “fredde”, prive di valenza emotiva, ma anche (gli esperimenti su questo punto sono però scarsi) anche per azioni emotivamente “calde”. Terzo, ogni analogia tra cervello e computer, come spesso si sostiene, cade non solo per le differenze di funzionamento, ma per la logica intrinseca del cervello che è strettamente legato al mondo esterno ed agli altri. Infine il sorprendente legame tra il nostro agire e quello degli altri potrebbe essere alla base del comportamento altruistico, come recentemente suggerito da Changeux, e rappresentare la base naturale, biologica del comportamento etico.
Giacomo Rizzolatti, 2000
Il designer del terzo millennio non può prescindere da un comportamento etico. Da un etica della comunicazione. Il problema è che credo che l’etica sia un qualcosa di cui non si debba parlare molto ma va espressa attraverso il fare giornaliero e nella capacità di esprimere pensieri che contemplino un rapporto ecologico con se stessi e con gli altri.
La scoperta della percezione è un processo di meraviglia che naviga su canali in cui l’energia con cui ci si rapporta con il mondo è spesso messa in crisi, ma sono convinto, come dice il prof. Carlo Infante, che dalla crisi può emergere un nuovo passo evolutivo.
Ritornando alla metà degli anni novanta ecco una riflessione sui nascenti spazi virtuali in rapporto alla funzione che stavano assumento le maggiori città nel mondo. Vi ricordo che in quegli anni la popolazione umana era in piena accelerazione e il grafico qui riportato fa vedere come si corresse verso i sei miliardi di abitanti della terra.
La rivoluzione industriale è stata subito seguita da un’impressionante incremento demografico delle città , da un drenaggio umano delle campagne a profitto di uno sviluppo urbano senza precedenti. L’industria si insedia nei sobborghi, le classi operaie si riversano in periferia e la città cessa di essere un’entità spaziale ben delimitata. Si ha un’espansione non regolata e nasce il desiderio di dare un’organizzazione della spazio urbano. Tutto ciò che è visto come disordine richiama alla sua antitesi, l’ordine. A questo pseudodisordine della città industriale, si vedranno opporre delle proposte di organizzazione urbana liberamente costruite attraverso una riflessione che si sviluppa nell’immaginazione. Non potendo dare una dimensione pratica alla sua interpretazione della società , il pensiero si rifugia nella dimensione dell’utopia.
A lungo si è guardato all’utopia come ad un filone di pensiero che faceva un uso attento e liberante della speranza, all’homo utopicus come ad un profeta del futuro. “Un mappamondo -ha scritto Oscar Wilde- che non includa Utopia non merita neppure uno sguardo, poiché lascia fuori l’unico paese che l’umanità ha sempre avuto come approdo; e quando l’umanità vi approda, spinge lo sguardo e, scorgendo un paese ancora migliore, alza le vele”.
La metropoli, oggi, è un agglomerato urbano in cui la carenza di spazio in senso orizzontale ha portato ad uno sviluppo in verticale, caratteristica fondamentale è la fretta, la paura che il tempo possa finire; anche questo ha influenzato uno sviluppo verso l’alto, in questo modo si accorciano le distanze e vengono a ridursi i tempi morti dovuti al trasporto. Tutto ciò ha portato ad un limitato contatto umano, ad un’interazione col prossimo, la parola sta perdendo sempre più la sua funzione comunicativa, in quanto si delega il compito dell’informazione al computer oppure ad altri media.
Nascono così delle “comunità virtuali”, che si sviluppano intorno alla più grande metropoli, costituita da uomini e macchine, del mondo: INTERNET. Il successo delle comunità virtuali conferma una necessità latente di darsi un’immagine diversa di se stessi, di partecipare ad un teatro generalizzato. I progetti di comunità virtuali come “Virtual City” di Carl Loeffler prevedono esplicitamente la possibilità di prendere in prestito apparenze di cloni tridimensionali (avatar).
Bisogna riflettere sulle conseguenze che la diffusione di queste tecniche di clonazione avrà sul nostro sguardo di fronte agli altri e a se stessi. Cosa può diventare il nostro sguardo quando si deve supporre a priori che sia stato soggetto a manipolazioni numeriche prima di essere messo sulla rete? Si cercherà di ingannare la nostra vigilanza con tutti i mezzi, dotando i cloni di numerose finezze, ma lo sguardo non è una questione di texture o di animazione. Lo sguardo è prima di tutto intenzione, attenzione, testimonianza di una volontà , di un desiderio.
Vi è quindi una sorta di resistenza da parte dell’uomo verso la macchina, lo sguardo implica la presenza corporea e quindi una comunicazione tramite la parola, uno scambio di opinioni, di emozioni.
Abbiamo sintetizzato quanto detto sinora in una sorta di metropoli ideale in cui è necessaria la presenza fisica di ogni elemento ed un continuo scambio di messaggi affinché si abbia un corretto funzionamento, dando ad ogni componente un uguale importanza in quanto indispensabile per la vita della stessa. Il tutto è sviluppato in un piano razionale cercando di ottimizzare sempre al meglio lo spazio per un migliore controllo ed una maggiore possibilità di comunicare.
La scheda madre (mother board) di un computer è tutto questo, forse abbiamo dato vita ad una nuova idea utopica, comunque crediamo che una metropoli possa essere allo stesso tempo un ammasso di cemento ma anche un posto in cui l’uomo possa parlare e vincere così quel muro dell’alienazione nella massa che tanto affligge il nostro tempo.
Antonio Rollo, 1994
Metropolis - Antonio Rollo (ANDA) - 1994
Metropolis - Antonio Rollo (ANDA) - 1994
Metropolis - Antonio Rollo (ANDA) - 1994
Utilizzando una delle foto qui allegate e la citazione
I designer migliori a volte ignorano i principi del design, ma solo perché sanno di poter ottenere risultati tali da compensare l'eventuale violazione di una regola. Salvo il caso in cui non si abbia la certezza di conseguire risultati altrettanto validi, è preferibile attenersi ai principi
∼ William Strunk
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